domenica 2 ottobre 2011

I tagli alla spesa pubblica

In una domenica d'autunno, di un autunno che ci accompagnerà ad un Natale a Miami visti i 30 gradi imperturbabili, ci si è recati con creatura e creature ad un bella festicciola al parco, organizzata dala Provincia di Roma.

Che non sia che in tempi di austerità, per usare un compassionevole eufemismo, ci si aspetti che si eliminino tutte le occasioni ludiche al fine di risparmiare la piotta per il disabile appiopato a mammeta o per salvarci da morte certa al Pronto Soccorso, no, ma qualche peracottata ce la potremmo risparmiare.
L'amerna festicciola consisteva un quattro o cinque stand.
Uno, della cruciale Agenzia AGEA, composto da scrivania vuota e mega schermo, nero, da dietro il quale ogni tanto sbucava un vecchio col telecomando in mano, per vedere se funzionava, per poi risparire.

Un altro, di evidente pertinenza con la provincia di Roma, "Veronainfiera", composto da medesima scrivania, vuota, medesimo schermo nero, spento, senza manco il vecchio.
Un gazebo Roma&Più  con signorina inguainata in tubino nero, che alle ore 19.00 ancora non era esploso, un baldacchino che offriva fette di pizza espresso e fila chilometrica di astanti senza vergogna, e due stand di degustazione. La quale degustazione consisteva in panini con porchetta, bruschette e vino che si pagavano, ma lo scontrino col cazzo.

Mentre cercavi disperatamente di preservare i ragazzini dai mostruosi sinistri cavi elettrici che disseminavano il riarso praticello, l'allietamento proveniva dal palco, dove il bravo presentatore tutto di nero vestito con panzotta ringraziava il presidente (il DOTTOR Zingaretti), sciorinava sequele di enti sconosciuti, e alfine presentava i corpi di ballo, preceduti da tutta un serie di coreografi-direttori rigorosamente appellati maestri, seguiti da cognome e nome.

Sul palco, un susseguirsi di adolescenti lustrinati oro con trippe ballonzolanti, coppiette in età col vestitino del liscio, zampettanti su motivi pittorescamente, riarrangiati.

Almeno alla fiera di paese alla fine arriva Sandro Giacobbe, qui si è dovuti ripiegare sulle altalene, come nulla fosse.

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